
Verso il Conclave
Nord America
Dieci cardinali arrivano dagli Stati Uniti che contano circa 68 milioni di battezzati, quasi un quarto della popolazione, il 23%.
Qui la fede cristiana attraversa da anni un periodo di crisi, testimoniata dalla diminuzione del numero dei fedeli e dalla scarsità delle vocazioni, che nell’ultimo periodo sembra essersi stabilizzata. Lo scandalo degli abusi sessuali è stato per la Chiesa americana una vera e propria traversata del deserto.
La presenza cattolica nella società resta comunque forte ed estremamente plurale – forgiata dall’incontro con una miriade di tradizioni diverse: il cattolicesimo irlandese, italiano, polacco, africano e ispanico –il 43% dei cattolici statunitensi sono latinos.
Altri 4 cardinali nordamericani arrivano dal Canada, paese che conta 17 milioni di cattolici, il 44% della popolazione. Una Chiesa che deve confrontarsi con una società sempre più agnostica e individualista, e che ha dovuto fare i conti con la pagina nera delle politiche di assimilazione verso i bambini delle popolazioni native, costretti a entrare nelle “scuole residenziali” – momento cruciale di riconciliazione è stato il “pellegrinaggio penitenziale” in Canada di Francesco del luglio 2022.
Gli ultimi 2 cardinali nordamericani verranno in conclave dal Messico dove più del 77% della popolazione si riconosce cattolico: quasi 100 milioni di persone, in una terra segnata dalla devozione alla Vergine di Guadalupe.
Purtroppo la vita sociale, politica e religiosa dei messicani viene destabilizzata dalla violenza delle mafie che colpisce anche la Chiesa: dal 2018 sono stati uccisi 10 sacerdoti, numerose le violenze sessuali contro i religiosi e una media di 26 chiese a settimana sotto attacco.
Tra i nomi dei porporati nordamericani ricordiamo Blase Joseph Cupich, 76 anni, arcivescovo di Chicago: nato ad Omaha, in Nebraska, da una famiglia di origine croate, è stato vescovo di Rapid City, South Dakota, fino al 2010, quando Benedetto XVI gli ha affidato la guida della diocesi di Spokane, in bancarotta dopo lo scandalo degli abusi.
Nel 2014 Francesco lo ha “promosso” arcivescovo di Chicago, nel 2016 lo ha creato cardinale. La voce del cardinal Cupich si alza sempre forte quando si parla di immigrazione e pena di morte, è molto sensibile al tema dell’accoglienza e ha difeso le parti sociali della Evangelii Gaudium dalle critiche dei conservatori e degli ultraliberisti americani.
Statunitense anche Joseph William Tobin, 72 anni, arcivescovo di Newark, primogenito di 13 figli in una famiglia di origine irlandese. La sua formazione è stata fin da subito contrassegnata dal carisma redentorista. E della Congregazione del Santissimo Redentore è stato superiore generale dal 1997 al 2009 visitando le comunità dei religiosi in 70 paesi. Benedetto XVI lo ha nominato segretario del Dicastero per la vita consacrata. Francesco lo ha creato cardinale e lo ha trasferito all’arcidiocesi di Newark. Ha criticato con forza la politica di “deportazioni di massa” verso i migranti voluta dal presidente Trump.
“Il meno americano dei cardinali statunitensi” è invece Robert Francis Prevost, 69 anni, Arcivescovo-Vescovo emerito di Chiclayo, in Perù. Nato da una famiglia di origine italiana, francese e spagnola, Prevost è monaco agostiniano e dell’Ordine di Sant’Agostino è stato anche Priore generale dal 2001 al 2013.
Ha una grande esperienza pastorale, maturata in anni di attività missionarie e di gestione di seminari e diocesi in Perù.
Figura minuta, defilato, lontano dai media, assai stimato da Francesco che lo ha voluto a capo del Dicastero dei vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, per poi crearlo cardinale il 30 settembre 2023.
Per il Canada porterà il suo voto in conclave il cardinal Michael Czerny: nato in Cecoslovacchia, aveva due anni quando i genitori si trasferirono a Montreal – la madre, cattolica di origine ebraica, unica sopravvissuta della famiglia al campo di Terezin. Gesuita, ha ricoperto ruoli di grande responsabilità in ambito internazionale, tra cui la guida di un istituto per i diritti umani in El Salvador e della Rete Africana dei Gesuiti per l’AIDS. In Vaticano, Czerny è stato consigliere di Papa Francesco per le questioni legate ai migranti, che lo ha nominato alla guida del dicastero vaticano per la promozione dello sviluppo umano integrale.
30 Aprile 2025